Nexus One in Italia ad aprile con Vodafone?

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La Befana ci ha portato dolci o carbone? Vedremo, avremo tutto il 2010 per capirlo. Intanto ci ha portato un oggetto, formalmente identificato nel nome Nexus One, il Googlefonino, lo smartphone marchiato Google, solo in parte visto che è cobrandizzato Htc, oggetto del desiderio da un annetto di tutti i fanatici pinguinisti AND/OR Googlemaniaci.

Un oggetto che, scorrendo le caratteristiche, non si distingue poi tanto da molti altri smartphone già  presenti sul mercato. Ha uno schermo da 3,7 pollici Amoled (480×800 Wvga), è spesso 11,5 mm, pesa 130 g, monta un (ottimo) chipset Qualcomm Snapdragon 3GQSD8250 da 1 GHz, ha una fotocamera da 5 megapixel con autofocus, flash e geotagging, memoria da 512 Mb flash, 512 Mb di Ram e una scheda Sd da 4 Gb.

Non è multitouch, monta il sistema operativo open Android nella versione 2.1 e sarà  disponibile per ora nel solo mercato americano a 529 dollari senza vincolo di operatore, oppure a 179 con contratto di 2 anni via T-Mobile. In Europa, e anche in Italia, arriverà  ad aprile via Vodafone e il prezzo, ma senza vincolo di operatore, dovrebbe essere fissato in un intorno di 500 euro.

Un prezzo spropositato, bisogna dirlo, se si pensa che nel blog ufficiale italiano compare questa dichiarazione: “Un successo destinato a continuare grazie al fatto che Android è gratuito e open source. E’ una tecnologia che permette di produrre telefoni cellulari più rapidamente e con costi inferiori”. E meno male.

Se le caratteristiche tecniche non fanno certo urlare al miracolo di tecnologia, si deve comunque ricordare l’integrazione di tutti i servizi Google, compreso il Google Voice, e il software di trascrizione vocale. Punto. Gridolini di stupore a parte, sono in molti i giornalisti nel mondo, come per esempio Rita Chang di Business Insider, che non si lasciano sfuggire alcune considerazioni importanti sull’affaire Googlefonino.

Beninteso, tutto ciò che è stato scritto e sarà  scritto, in male e in bene, non farà  altro che alimentare il mito Google, e a Mountain View questo lo sanno benissimo: loro si affacciano al balcone e osservano il fiume (di parole) scorrere, ben consci che le vendite del Nexus One non potranno incidere più di tanto sul bilancio Google.

La prima riflessione che stanno facendo tutti è la più ovvia: un’azienda che non ha mai venduto hardware (anche se ha cercato e cerca di vendere il proprio firewall badando bene a non contarci più di tanto) come potrà  sopravvivere alla filiera tradizionale? Parliamo di tutte le problematiche che, in qualsiasi settore, affliggono un qualsiasi produttore di oggetti. Si pensi alla distribuzione, alla logistica, all’assistenza, alla presenza sui punti vendita, al sell in, al sell out, magazzino eccetera.

E si pensi, poi, a cosa succede nel bazar della telefonia mondiale in cui senza il supporto dei carrier non si va da nessuna parte. Anche Apple, inizialmente pensava a una strategia per evitare gli operatori, ha ceduto, ha dovuto fare la voce grossa per ottenere un’esclusiva, senza la quale non avrebbe avuto speranze, e ora, per mantenere i tassi di crescita, ha ceduto agli operatori che hanno detto basta con l’esclusività . Si pensi a Rim, che senza il supporto dei carrier non sarebbe leader di mercato. Si pensi a tutti gli altri, Htc, Samsung, Lg, Motorola, Nokia, Sony Ericsson che senza la sicurezza dei pezzi venduti agli operatori non avrebbero potuto agire “rilassati” sul mercato libero. In più questi nomi non sarebbero sopravvissuti senza sfornare almeno cinque modelli all’anno.

Google risolve facilmente il problema. Probabilmente pensa al modello Amazon-Kindle, che peraltro si basava su un’attinenza naturale di business. E decide di aprire uno store virtuale da cui ordinare, e poi manutenere, il Nexus One. Con centri di assistenza necessariamente dati in appalto e su cui non può avere il controllo completo, e che probabilmente saranno gli stessi di Htc, con il rischio che l’outsourcing comporta.

Tutto questo a Mountain View lo sanno benissimo, ma si possono permettere di imbarcarsi in questa avventura, solo perché serve presidiare il mercato della telefonia, inteso come SERVIZI DI TELEFONIA. I servizi su piattaforma Android arriveranno gratis dagli sviluppatori e con loro i clienti pubblicitari, questa volta paganti, a Google. Chiuso il cerchio.

Ulteriore considerazione? Copio e incollo un altro quote dal blog ufficiale in italiano: “Ebbene, oggi siamo lieti di annunciare un nuovo modo per i consumatori di acquistare un telefono attraverso un web store ospitato da Google. L’obiettivo di questo nuovo canale è offrire ai consumatori una modalità  efficiente di scegliere alcuni dispositivi Android selezionati. Vogliamo soprattutto far sì che l’esperienza complessiva sia semplice: un processo di acquisto semplice, semplici piani tariffari offerti dagli operatori, consegna e attivazione semplici e senza preoccupazioni”. Si parla di ALCUNI DISPOSITIVI ANDROID SELEZIONATI. Come e in che modo? Non si sa, ciò che si evince è che Google sa di non poter vincere una guerra con i produttori, con lo store l’ha appena dichiarata agli operatori di telefonia.

fonte: lastampa.it